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venerdì 30 novembre 2007

GLAM 0.0 [Testo Critico]



Un circo superpsichico

di Damiano Laterza

“I bambini superpsichici sono forse la razza più insolita e carismatica che sia nata nella nostra epoca. Sono bambini in grado di fare cose che la maggior parte della gente reputa impossibili”. Così ha scritto lo studioso di esoterismo Drunvalo Melchizedek. Il riferimento è ai così detti “bambini indaco”. Ossia i figli della civiltà digitale – comparvero la prima volta nel 1984. Esseri viventi frutto di mutazioni genetiche dovute all’alimentazione, alla combustione di minerali organici, al flusso ininterrotto di informazioni attraverso imponenti campi magnetici.

Che hanno sviluppato sistemi immunitari inediti per sconfiggere, attraverso una modificazione biologica, virus sempre più temibili.

Sono i bambini dell’AIDS. Capaci di annientare il male con la forza della mente. Piccoli poeti, pittori, poliglotti. Menti fini e ingegnose con quozienti intellettivi sbalorditivi che sono, oramai, una realtà numerica non trascurabile.

A loro, e alla speranza di un futuro cibernetico che sia “eco” – nel senso di Bateson – e “compatibile” – in chiave di maggior benessere per tutti - è dedicata la mostra-evento Glam Art, che si è inaugurata ieri sera nell’antica Castrum Felicitatis dell’alta valle tiberina. Nella sala del Quadrilatero della cinquecentesca Loggia degli Illuminati – felicità, luce, geometria – le premesse sono, come nella tradizione del cuore verde italico, nobili. Perché l’arte diviene veicolo d’informazione e sensibilizzazione. Perché l’associazionismo e il volontariato sono il motore della nostra consapevolezza sociale. E tutte le espressioni del genio umano convivono “pacificamente” perché la contemporaneità è il networking. Alessandro Volpi, da anni impegnato con progetti di solidarietà, sostegno e informazione per persone colpite dall’HIV, e deus ex machina della manifestazione, apre il convegno. Studiosi ed esperti si confrontano su temi quali le violenze subite dai bambini, l’iperattività degli stessi e le terapie da adottare. Poi c’è spazio per le opere in mostra: dal mare di plastica di Innocente, alla solitudine sino-occidentale di Chen Wei. Dai bambini-alieni in ceramica di Fantini, all’evirazione in-gabbiata di Laterza. Gli attori, intanto, leggono brani strazianti del controverso J. T. Leroy. E il viaggio, tra mente e materia, tra il sogno e le realtà problematiche che esso stesso solleva, diventa miracolo di solidarietà tra anime.

Ha scritto Marguerite Yourcenard: “Chi partecipa ai miracoli della creatività, e a quelli della vita, non è né il suo riflesso, né il suo comportamento. Ma è sempre sé stesso e ci costringe ad essere, nel modo più vero e completo, quello che siamo”.

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